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La Fed mantiene la rotta prudente: tassi ancora restrittivi, focus sui dati

  • Immagine del redattore: Filippo Sala
    Filippo Sala
  • 15 ott
  • Tempo di lettura: 3 min

Nella conferenza stampa di ieri sera, il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha ribadito l’impostazione cauta della banca centrale americana, sottolineando la necessità di valutare ogni decisione di politica monetaria riunione per riunione. In un contesto in cui l’inflazione mostra segnali misti e il mercato del lavoro perde slancio, Powell ha riconosciuto che il bilanciamento tra il contenimento dei prezzi e la tutela dell’occupazione resta «un esercizio di precisione», aggravato dall’incertezza dei dati economici a causa del recente shutdown governativo.

Il tono generale del presidente è stato di realismo e prudenza, privo di annunci drastici ma denso di indicazioni operative per gli operatori di mercato. Di seguito, i principali punti emersi dall’intervento.


  • Politica monetaria: Powell ha sottolineato che la Fed ha compiuto un ulteriore passo verso una posizione più neutrale durante il meeting di settembre. Le nuove valutazioni del mercato del lavoro e dell’inflazione non hanno modificato significativamente il quadro previsto, ma hanno spostato l’equilibrio dei rischi verso l’occupazione. Pertanto, la Fed adotta un approccio “meeting-by-meeting”, orientato dai dati macro e dall’evoluzione dei rischi, anziché seguire un percorso predeterminato. Come ricordato dallo stesso Powell, «non esiste un percorso privo di rischi» nel bilanciare gli obiettivi di inflazione e occupazione.

  • Inflazione: L’inflazione core secondo la misura PCE a 12 mesi è al 2,9% (dato di agosto), leggermente superiore rispetto ai mesi precedenti. L’aumento è guidato principalmente dalla componente beni (soprattutto a causa dei dazi), mentre si osserva una continua disinflazione nei servizi abitativi. I dati disponibili confermano che questi incrementi riflettono soprattutto l’impatto delle tariffe e non pressioni inflazionistiche generalizzate. Di conseguenza, le aspettative d’inflazione a breve termine sono aumentate moderatamente nel corso dell’anno, mentre quelle a lungo termine restano allineate intorno all’obiettivo del 2%.

  • Tassi di interesse: A settembre la Fed ha ridotto il tasso di riferimento di 25 punti base, portando il range target a 3,75–4,00%. Powell conferma che il livello dei tassi rimane ancora restrittivo e che eventuali ulteriori tagli saranno determinati dai dati economici in arrivo. Ha ribadito che ogni decisione futura sui tassi seguirà l’evoluzione dell’equilibrio tra inflazione e mercato del lavoro, valutando situazione per situazione piuttosto che impegnarsi su un cammino prefissato. In sintesi, la Fed mantiene i tassi abbastanza alti da frenare l’inflazione, ma si riserva la flessibilità di allentarli ulteriormente con cautela, se necessario.

  • Rischi macroeconomici: Powell ha indicato che l’economia è attualmente soggetta a forze contrastanti. Sul fronte esterno, le politiche sui dazi commerciali e sull’immigrazione stanno ancora «aggiustandosi», fattori che potrebbero trascinare sia l’inflazione sia la disoccupazione verso l’alto. Sul fronte interno, il presidente Fed ha osservato un rallentamento nel mercato del lavoro: sebbene il tasso di disoccupazione rimanga basso, la creazione di nuovi posti di lavoro si è fortemente attenuata (parzialmente per cali nella partecipazione e nell’immigrazione). In questo quadro, i rischi al ribasso per l’occupazione risultano aumentati (con livelli molto contenuti di assunzioni e licenziamenti). Tale combinazione di inflazione ancora sopra target e un mercato del lavoro fiacco pone una sfida significativa alla Fed nella gestione dei suoi due obiettivi principali.

  • Outlook economico: Nonostante l’incertezza dei dati ufficiali (dovuta allo shutdown), Powell ha segnalato che l’attività economica sembra muoversi su una «traiettoria leggermente più solida del previsto». Ha tuttavia evidenziato che la mancanza di statistiche governative (in particolare i report su occupazione e prezzi) complica la valutazione: per esempio, il CPI di settembre sarà pubblicato solo il 24 ottobre, pochi giorni prima del prossimo meeting FOMC. Le future decisioni di politica monetaria dipenderanno quindi dai dati aggiornati disponibili in vista della riunione di fine ottobre.

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